Ieri c'è stato un incontro tra il giudice e gli avvocati dell'accusa e della difesa che hanno previsto la fine del processo entro il 24 ottobre.
Si è appreso anche della morte del padre di Steven Shafer (il dottore che ha testimoniato il 13 ottobre e che sarà richiamato anche lunedì mattina). Il fatto potrebbe portare ad uno slittamento del processo di qualche giorno.
Ad ogni modo, la data così ravvicinata della fine del processo, a circa un mese dal suo inizio, ad un occhio superficiale fa apparire la "giustizia" statunitense molto efficiente.
In realtà, se si va ad approfondire, questo processo dimostra palesemente tutti i difetti del loro ordinamento giudiziario.
Innanzitutto, hanno un "avvocato dell'accusa" che deve decidere un imputato e fare di tutto per cercare di farlo condannare. Completamente diverso dal sistema italiano, come riconosce Marco Travaglio proprio oggi sul Fatto Quotidiano: "mentre in Italia il PM, come il giudice, è un organo di giustizia, chiamato a ricercare la verità, non ad accusare qualcuno purchessia". In tal modo, fortunatamente, in Italia è possibile avviare un procedimento per una presunta irregolarità e, a mano a mano che emergono nuovi elementi con le indagini e gli interrogatori, è possibile cambiare imputazioni, aumentare (o diminuire) i reati da appurare, aumentare o diminuire il numero dei possibili colpevoli, e anche addirittura modificare la posizione delle parti in causa trasformando il precedentemente sospettato di estorsione in possibile vittima di ricatto. Tutto nello stesso processo, in base a ciò che emerge.
Nel caso in questione, invece, gli "avvocati dell'accusa" hanno dovuto prima individuare una persona da accusare, hanno dovuto scegliere per quale reato farlo giudicare (in questo caso, "omicidio colposo", e niente di più, perché altrimenti non sarebbe stato possibile dimostrarne la colpevolezza), e ora devono fare in modo esclusivamente di dimostrare delle colpe di Murray nella morte di MJ, senza dover approfondire e valutare altri possibili scenari.
Per quanto rallentato e ostacolato negli ultimi tempi, il sistema giudiziario italiano dimostra i suoi pregi rispetto ai sistemi stranieri sopravvalutati.
Una volta avviato il processo, giudice e giuria statunitensi devono solo valutare se l'accusato può essere condannato per il capo d'imputazione di cui è accusato. Non importa cosa emerge durante il processo.
Per cui, nel caso in cui dovesse risultare qualche altra responsabilità e altre possibili imputazioni, la giuria non è tenuta a valutarle. E, nel caso in cui emergessero altri elementi nei processi ancora in sospeso (tipo quello contro la AEG), il dottor Murray non vedrebbe cambiare la sua sentenza, né se emergessero aggravanti né se emergessero elementi che affievolissero le sue responsabilità, dato che ormai sarebbe già stato giudicato per la morte di MJ.
Ad esempio, se si scoprisse in futuro, con i processi in sospeso, che Murray era stato corrotto o che era vittima di ricatto, si tratterebbe di elementi che in questo processo non sono presi in considerazione e non potrebbero essere valutati successivamente perché già avrebbe avuto una sentenza su questo caso.
Un sistema giudiziario rapido, ma carente.